Un viaggio nel mondo bizzarro di Lewis Carroll e un tuffo goloso nella più autentica tradizione culinaria britannica, troppo spesso e a torto svalutata, con un pizzico di fantasia: dal “budino di panfarfalle” alla mostarda “azzuffa baruffa”, dai “funghi ambidestri” ai “confetti del Dodo” del Paese delle Meraviglie.
La tavola delle Meraviglie è al contempo un viaggio nel mondo bizzarro di Lewis Carroll e un tuffo goloso nella più autentica tradizione culinaria britannica: dal “budino di panfarfalle” alla mostarda “azzuffa baruffa”, dai “funghi ambidestri” ai “confetti del Dodo”, Cristina Caneva propone ricette fantasiose di una cucina troppo spesso e a torto svalutata.
Per scoprirla basterà seguire Alice, bambina curiosa, guidata dalla sua insaziabile curiosità in quel labirinto di parole, paradossi e deliziose pietanze animate che è il Paese delle Meraviglie dove il cibo non è mai un dettaglio o una pausa tra un’avventura e l’altra, è un’avventura di per sé.
Si mangia per diventare grandi, oppure piccoli, il cibo è gratificante ma anche minaccioso e cela un lato aggressivo e cannibalesco, perchè chi mangia può a sua volta apparire molto appetitoso. Spesso il cibo è una tortura, una ripetizione ossessiva degli stessi gesti all’infinito, come il tè del Cappellaio Matto che non conosce tregue, neppure per lavare le tazze.
Tutto il viaggio di Alice è segnato da una forte frustrazione gastronomica: il cibo viene continuamente evocato ma non c’è, e se c’è non si può mangiare, scompare all’improvviso o produce strani effetti collaterali. Quelle rare volte che viene consumato e gustato, l’abbuffata porta con sé un senso di colpa e un retrogusto crudele, come nel racconto del Tricheco e delle povere ostrichette.